Prima esperienza “fuori porta”
Lavoro in un reparto di trapianto renale, dove ho iniziato a utilizzare da circa un anno la comunicazione ipnotica sui pazienti sottoposti a procedure diagnostiche invasive, principalmente biopsie renali, con molto successo, riconosciuto, oltre che dai pazienti, da tutto lo staff dei medici e dei colleghi, tanto che mediante un programma di “formazione sul campo” molti infermieri stanno imparando a utilizzare la tecnica con ottimi risultati.
Ieri per la prima volta ho accompagnato una giovane paziente trapiantata di rene e pancreas a fare un esame in un altro reparto: a causa di una forte anemia è stata ricoverata per accertamenti, tra i quali una colonscopia.
Aveva già tentato di effettuare questo esame alcuni anni fa: fu un’esperienza terribile, tanto da esprimere il rifiuto a eseguirla nuovamente.
Visti gli ottimi risultati che stiamo ottenendo in reparto sui pazienti sottoposti a biopsia renale, le proponiamo di eseguire l’esame con induzione ipnotica. Accetta, ricordandoci preoccupata che la volta precedente il dolore era stato così intollerabile da dover sospendere l’endoscopia (nonostante una pesante sedazione farmacologica con Midazolam).
Il giorno precedente l’esame eseguiamo un’induzione che ci rivela che la paziente è un ottimo soggetto ipnotico: buona risposta alle suggestioni, ottimo reingresso alla trance mediante l’ancoraggio, ottimo feedback al termine. La paziente è soddisfatta e fiduciosa.
Il mattino dell’esame rinforzo l’ancoraggio in reparto e l’accompagno in ambulatorio di gastroenteroscopia.
Spiego la situazione agli operatori, che si mostrano molto disponibili a collaborare all’esecuzione dell’esame con questa modalità.
La paziente appare tranquilla.
Una volta stesa sul lettino, dopo che le è stato posizionato accesso venoso per eventuale sedazione farmacologica, le chiedo di rientrare in trance mediante il suo ancoraggio, e le dico di rimanere “agganciata” alla mia voce.
Lei chiude gli occhi. L’esame inizia. La paziente è completamente tranquilla è rilassata
(FC: 76/80′).
Durante tutta la durata della procedura (30 minuti circa) rimane perfettamente ferma e non lamenta alcun dolore, nonostante i medici continuino a dire che l’esecuzione è complessa per le molte aderenze presenti a causa degli interventi chirurgici precedenti.
Non è necessario effettuare alcuna sedazione farmacologica.
L’esame termina, la paziente riemerge con un sorriso che ricorderò a lungo. È incredula (e non è la sola ed esserlo…)
L’esame da esito negativo, un’altra belle notizia!
Torniamo in reparto, a piedi…
Lei è felice. Io sono felice.
Un altro bel risultato, questa volta fuori dall’ambiente che conosco bene: per me una nuova conquista.